AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO

La gentilezza consiste nell’amare la gente più di quanto essa non meriti.
Joseph Joubert

Ama il prossimo tuo come te stesso è uno dei principi fondamentali per vivere in armonia con noi stessi e il prossimo, ma proviamo insieme a rovesciarlo per poterne capire meglio la sostanza, ossia poniamoci questa domanda: “come si può amare il prossimo, se non amiamo, innanzitutto, noi stessi?”.

La risposta alla domanda, che ci siamo appena fatti, risiede nell’autostima, ossia nel volersi bene per poi riuscire a voler bene all’altro. L’autostima, secondo le teorie più importanti della psicologia, è una valutazione di chi siamo, di cosa siamo e da dove veniamo, tutto in pochissimi attimi, ma io preferisco definirla come un nostro pensiero edificato su emozioni, preconcetti e vissuti che abbiamo sviluppato nel corso della nostra esistenza adolescenziale. Questo pensiero non è altro che una nostra immagine che proiettiamo sugli altri.

Nel corso della mia esperienza professionale, come psicologo, ho assistito a persone che si sentivano degli dei in terra, o, l’esatto contrario, a delle povere vittime della società, o peggio ancora a persone che si credevano dei buoni a nulla, ma quasi mai ho incontrato persone che erano in perfetta sintonia con loro stessi e il prossimo. Il problema dell’autostima è intrinsecamente legato a come siamo cresciuti e come ci hanno allevato, quindi a quelli che io chiamo abitualmente schemi mentali (potete anche definire tutti i vostri schemi, che avete ricevuto nel corso della vostra infanzia e adolescenza, semplicemente EGO) . Divenire consapevoli del fatto che la nostra autostima non è la realtà, ma è una convinzione dettata dalla educazione che abbiamo ricevuto e dagli ambienti che abbiamo frequentato, è  un grande passo verso l’equilibrio. D’altronde già riuscire a vedere un proprio schema è un primo grande passo verso la crescita emotiva e razionale. Provate a riflettere insieme a me: se nel corso dell’infanzia e adolescenza mi è stato inculcato che gli altri sono migliori di me o che gli altri sono sempre peggiori di me, va da sé che svilupperò, nel primo caso, una tendenza a sentirmi sbagliato e inferiore anche e soprattutto a livello di immagine personale che passa agli altri, nel secondo caso, invece una tendenza a sentirmi un essere che cammina sulle acque e che può tutto perché onnipotente, tuttavia, in entrambi i casi, si assiste ad una tendenza a farsi del male e a non avere un equilibrio nella gestione delle emozioni e dei sentimenti.

Ci è stato insegnato fin da piccoli che dovremmo essere sempre proiettati sugli altri e queste sono alcune delle frasi più comuni che hanno contribuito a costruire, ad esempio, l’autostima che io definisco “sotto i tacchi delle scarpe”:

  • “chiedi permesso se vuoi passare…”;
  • “chiedi scusa alla Sig.ra Pina per come hai risposto…”;
  • “cosa è quella gonna corta che ti sei messa, dove credi di andare conciata così?”;
  • “chi è quella ragazza che hai portato in casa? Potresti evitare di portare ragazze in casa per favore?”;
  • “sta composto a tavola e dai il buon esempio agli altri…”
  • “che parole usi, ma questo ti abbiamo insegnato?”
  • “non toccare mai gli oggetti in casa degli altri e porta rispetto quando andremo in quel posto!! Chiaro?”
  • “chi ti credi di essere, così piccolo e già pretendi di comandare?”
  • “o caro figliolo sapessi come è brutto il mondo là fuori, sta attento quando esci di casa”

Queste sono solo alcune delle allusioni e affermazioni che hanno contribuito a porgere la nostra attenzione mentale solo sul prossimo, ma quello che non ci hanno mai insegnato è come volersi bene, come amarsi, come rivolgere il punto di attenzione mentale verso il nostro essere, la nostra libertà di poterci esprimere e relazionare con gli altri e, soprattutto, verso il meritarsi la felicità. In definitiva ci hanno insegnato ad “amare il prossimo”, ma il “come te stesso” è stato messo nel dimenticatoio, ed è per questo che molti sono proiettati, inconsciamente, sul cosa penserà la gente di loro a livello di immagine.

La chiave per equilibrare la nostra autostima risiede proprio nella parola “COME”, infatti chi si sente depresso, triste, ansioso (quando l’autostima è “sotto i tacchi” spesso provoca questi sentimenti) o onnipotente (nel momento in cui abbia avuto barlumi di saggezza per vedere che è sulla strada sbagliata) spesso afferma di potercela fare, ma non sa come farcela.

Riguardo al come vi lascio un metodo, ripreso come punti principali da Nathaniel Branden, ma da me  rielaborato, in alcuni punti, come concetti.

 E’ un piccolo metodo  che spero possa farvi riflettere e crescere:

  1. Vivi consapevolmente:  ossia non tradire mai la tua mente, prendi atto delle cose che non vanno, attieniti ai fatti e vivi qui e ora, dimenticando passato e futuro;
  2. Accettati: ossia stai dalla tua parte, abbi compassione di tè stesso, sii amico di te stesso, ascolta quello che senti, pensa quello che pensi, vivi quello che vuoi vivere e, soprattutto, dopo aver accettato chi sei e cosa sei, perdonati.
  3. Sii responsabile: ossia controlla la tua esistenza, sii responsabile della realizzazione dei tuoi desideri e dei tuoi sogni, sii responsabile delle tue scelte e delle tue azioni, sii responsabile della qualità della tua relazione e della tua comunicazione.
  4. Afferma te stesso: ossia tratta con rispetto te stesso quando incontri un’altra persona, afferma la tua posizione, il tuo pensiero, il tuo sentimento, la tua emozione, la tua vita sociale, sii disposto a sporcarti le mani e, soprattutto, quando parli, guarda in faccia l’altro con rispetto e umiltà.
  5. Datti un obiettivo: ossia trasforma un tuo sogno in obiettivo concreto, pianifica, stai al passo coi tempi e sii produttivo, intraprendi le azioni necessarie, monitora i tuoi atteggiamenti e comportamenti, tieni sotto controllo i tuoi risultati.
  6. Sii integro: ossia sii coerente tra ciò che pensi e ciò che fai, non restare vincolato al senso di colpa, crea tuoi valori personali e, se necessario, rivedi i valori dei tuoi genitori con coraggio e forza interiore, sii da esempio prima per te stesso e, poi, per gli altri, sii puro come l’acqua di un ruscello, segui la tua felicità.

Molte persone leggendo questo piccolo metodo penseranno, per preconcetto, che in questo modo si insegna ad essere egoisti, ma quel grido interiore è sempre frutto della proiezione sugli altri, che ci hanno inculcato fin da piccoli. Provate davvero a mettere in pratica il metodo, come ho fatto io, e vedrete che non sarà l’egoismo a guidarvi, ma solo l’amore per voi stessi e per gli altri.

Ritengo che sia molto importante fare una chiara distinzione tra autostima e fiducia in sé, spesso confuse tra di loro. Diciamo che sono due pesi della stessa bilancia, ma agiscono in maniera diversa, infatti mentre l’autostima, come abbiamo già detto, si riferisce al volersi bene e all’immagine che io proietto sugli altri, invece la fiducia in sé è strettamente connessa alle competenze. Quindi, in definitiva, la fiducia in sé è legata alla “bravura”  che ritengo di possedere per  affrontare il “mondo” che mi circonda, ossia il mondo relazionale, lavorativo, ecc. E’ chiaro che se una persona ha una bassissima autostima, tenderà anche a non ritenersi affatto competente sia nelle relazioni (infatti, spesso, quelli con bassa autostima sono anche timidi compressi a livello emotivo), che nel lavoro che ricoprono (insicuri nei compiti da affrontare o estremamente perfezionisti).

Per concludere affermo che nel momento in cui riuscirete a volervi bene davvero, sarete anche pronti ad amare il prossimo e a costruire insieme a lui un cammino su una strada senza ostacoli.

Mauro Amici

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