Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane
Gv 9,41
La profezia che si autoadempie fu ideata e applicata, come teoria, da Robert King Merton e Paul Watzlawick, nella scuola di Palo Alto, e la teoria recita che la profezia che si autoavvera, o che si autodetermina, è una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa, o anche solo pensata con una certa insistenza (famoso è il detto: “se penso di essere sfigato, sarò sfigato”). In questo modo nasce una specie di evento circolare, per cui la nostra predizione mentale o verbale genera un risultato o un fatto e il fatto, in sé, giustifica la predizione, ma su questo torneremo più avanti in modo dettagliato.
Per noi psicologi una profezia che si autoadempie è anche più incisiva, ossia si verifica quando un individuo, convinto, o anche semplicemente preoccupato, del verificarsi di eventi futuri, altera, inconsciamente, il proprio comportamento, in un modo così profondo e incosciente, da finire per causare tali eventi. Ma la persona non se ne rende conto perché è vittima di uno schema ripetitivo, di una abitudine malsana.
In questo momento, duro per tutti, ciò che gioca un ruolo davvero predominante è il nostro modo di pensare. Molte persone pensano, intrise dalle loro abitudini malsane in tema di pensiero, che sia ridicolo pensare bene e che pensare bene non sia poi così determinante nel cambiamento di sé stessi e di ciò che avviene intorno a loro.
Pensare equivale e creare. Facendo un esempio pratico: la penna è tra le nostre mani perché qualcuno l’ha pensata, quindi avendola pensata l’ha creata.
Se questo avviene a livello materiale, perché non dovrebbe avvenire a livello esistenziale e sociale?
Siamo bravissimi, se ci pensate, a pensare interiormente di noi queste frasi: “d’altronde valgo poco”, oppure “non sono molto bravo…”, oppure ancora “non posso essere molto considerato dagli altri”. Ecco questi sono alcuni esempi delle innumerevoli frasi che, mentalmente, diciamo negativamente di noi stessi. Certo, a volte, ci diciamo anche buone frasi, ma per lo più le frasi più ridondanti sono quelle denigratorie, sono quelle che uccidono la nostra autostima. Vi dico un segreto: si l’aspetto fisico gioca un ruolo predominante sulla nostra autostima, o quanto meno è quello che crediamo, ma vi assicuro che le peggiori coltellate alla nostra autostima derivano dal nostro modo di pensare, a cui ci siamo abituati da tempo. In sostanza ciò che a cui noi restiamo è la profezia che si autodetermina, quindi una profezia che ci siamo creati da soli.
Cambiare il nostro modo di pensare, renderlo positivo, e lottare per cambiare la nostra abitudine malsana crea i presupposti per il miglioramento e il cambiamento. Il cambiamento non avverrà solo in noi, ma anche in ciò che ci circonda, perché quando inconsciamente noi siamo preda di un meccanismo (schema mentale) che agisce sul nostro modo di pensare, allora di conseguenza il nostro modo di pensare influirà anche, inconsciamente, sul nostro modo di agire. Se una persona pensa di essere poco “importante” per gli altri, state pur certi che attiverà tutta una serie di comportamenti che lo porteranno in quella direzione e, quindi poi, quella persona si sentirà anche giustificata a pensare così. E’ un cane che si morde la coda: penso male di me, lo attivo, me lo giustifico. Insomma faccio tutto da solo, ma credo sia la realtà esterna a fare tutto questo su di me.
La cosa meravigliosa, in senso sarcastico, è che tutto questo può avvenire anche a livello di gruppi, di città, di intere nazioni. Quindi intere nazioni possono mettersi in una condizione atroce che genererà un disastro a livello mondiale, si provi a pensare alle guerre fredde, alle guerre nei secoli con migliaia e migliaia se non milioni di morti, si pensi agli scontri tra gruppi sulle ideologie, o sui credi di appartenenza ed ecco che il gioco è fatto, una convinzione di pensiero determina tutta una serie di atteggiamenti e comportamenti che porteranno al peggio.
Watzlawick fa un esempio straordinario in merito:
in America fu data, per sbaglio, la notizia che la benzina era finita, allora tutti accorsero dal benzinaio e la benzina finì davvero
Il contesto che stiamo vivendo oggi è qualcosa di nuovo per tutti. Un piccolo virus, infinitesimale, della famiglia dei “raffreddori”, sta mettendo in ginocchio l’intero mondo, e lo fa piano piano. Dapprima ha messo a dura prova la Cina, poi, nel tempo è arrivato da noi e ci sta chiudendo in casa, non ci fa uscire, non ci fa stare con i nostri cari, non ci permette di salutare i vicini, non ci consente di lavorare come vorremmo, non ci permette neanche di pregare nei posti sacri adibiti alla preghiera. Un niente riduce al nulla la nostra vita.
Proprio in questo momento deve essere ancora più forte la nostra lotta alla profezia che si autoadempie, perché il momento può portare ciascuno di noi verso il baratro psicologico, ossia lo sconforto, la demoralizzazione, la depressione, il sentirsi inutili. Apprezzo tanto la frase che fa da leit-motiv in questi giorni che recita “andrà tutto bene”, la apprezzo perché è lo slancio della speranza contro la profezia che si autoadempie, contro lo schema negativo a cui siamo abituati a dare spazio. Questa frase, a livello sociale, ha un enorme impatto, e ancora più potenza la prende dal fatto che siano i bambini a farsi da portavoce attraverso i loro disegni e le loro frasi colorate, ma ognuno, nel suo piccolo deve fare qualcosa per sé stesso, di modo che non cada preda di atteggiamenti e comportamenti errati e controproducenti a livello psicologico.
Proviamo insieme ad applicare questo semplice metodo:
- Patto con sé stessi: Sforziamoci in tutti i modi di pensare che ciò che faremo non è ne ridicolo, né banale. Anche laddove la vocina interiore, in fase di attuazione del metodo, vi dica ciò, voi insistete, andate avanti;
- Prendere atto: Scrivete su un foglio tutte le frasi che, in questo momento, mentalmente, recitate in modo negativo, sia rispetto alla vostra persona che alla situazione che si sta vivendo, anche rispetto al vostro lavoro; Tra una frase l’altra che scriverete lasciate un rigo di spazio.
- Rovesciare il mondo: Ora rovesciate e scrivete in chiave positiva tutte le frasi che avete scritto, in modo negativo, sul foglio. Su ogni riga sottostante quella negativa scrivete la frase rovesciata in modo positivo. Esempio: se ho scritto “non ne usciremo mai da questa situazione”, scrivete nel rigo sottostante “ne usciremo presto e bene da questa situazione!”. Si aggiungete anche il punto esclamativo, il rinforzo fa bene;
- Allenamento: Sforziamoci ora nell’allenamento e ogni volta che incappiamo in una frase negativa, mettiamoci in moto, mentalmente, per rovesciare la frase in positivo. Quindi, in sostanza, tutte le frasi scritte in positivo, sul foglio, devono divenire il vostro nuovo modo di pensare. Se cadete, ossia ritornate a pensare in modo negativo, non scoraggiatevi, ripartite da capo e riprendete in mano la situazione. Chi si allena può avere momenti di cedimento o di non successo, bene lo sforzo deve essere fatto proprio in questi momenti.
- Tenere a mente: ricordatevi che ciò che state facendo non è né ridicolo né banale.
Se non credete a ciò che è stato appena scritto provate almeno a credere che “Abracadabra”, la parolina magica, che abbiamo spesso sentito dai nostri genitori quando giocavano con noi a fare i maghi, o anche dai maghi in tv, non è altro che un composto di due parole aramaiche: “Avrah KaDabra ”, ossia “come parlo creerò”, e visto che la parola crea, pensate a quanto può creare anche la nostra mente. E vi garantisco che a pensar male la nostra mente è maestra, e fa molto presto, perché la mente, appunto “mente”, quindi sta a noi governarla e renderla positiva.
“Non solo andrà tutto bene, ma sarà fantastico!”
Mauro Amici
Psicologo